Rifoma e dimissione dei rettori



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 4.09.11

Da Polisblog

Roberto Profumo, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, si dice pronto alle dimissioni se il Governo non cambia rotta in materia di riforme e tagli all’Università. In un’intervista a La Stampa, quotidiano della sua città, Profumo lancia parole al veleno: “Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo”.

Qui sta il punto caldo delle dichiarazioni di Profumo. Già perchè non sarebbe un’iziativa personale del Rettore di uno dei tre Politecnici d’Italia, ma la decisione sembra presa di comune d’accordo con i colleghi “Magnifici”. Infatti Enrico Decleva, Rettore della Statale di Milano, conferma: “Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale”

L’analisi e la previsione dei tagli fatta da Profumo giustifica da sola le sue parole: “Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno”.

Non riporto il resto dell’intervista che potete leggere integralmente al link indicato sopra. Mi preme però riflettere sulle Parole di Profumo. Non più “studentelli comunisti”, non più “maestre e maestri che adesso è finita la pacchia”, ora l’allarme arriva dalle massime autorità accademiche. Non si tratta più di maestro unico e di grembiulini rosa e blu, qui c’è in ballo l’intero sistema universitario italiano.

Un sistema che si fonda su due pilastri: i fondi pubblici e i finanziamenti privati delle industrie. Il primo viene tagliato dal Governo, il secondo, che nel caso del Politecnico di Torino copre il 60% del bilancio (ma non per gli stipendi, ma solo per la ricerca dei nuovi progetti, dice sempre Profumo), quanto durerà?

Siamo proprio sicuri che nel pieno di una crisi finanziaria che devasta le aziende, quest’ultime avranno ancora voglia di investire nella ricerca e nei progetti universitari? E se viene tagliato anche il secondo pilastro, cosa succede?

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