Re-klout-are gli influencer
“Dieci internauti con klout superiore a 75, dieci megafoni in grado di contattare, influenzare, condizionare almeno 100 mila persone a testa.” È difficile che io commenti un articolo, soprattutto di Repubblica (ho smesso da alcuni anni di leggerne la versione digitale a seguito dell’adv troppo invasivo), ma quando leggo frasi assolutamente prive di senso come quella iniziale è troppo anche per me. Tralasciamo il discorso su strategia, social media e politica e concentriamoci solamente su Klout, gli influencer e l’influenza.
Klout gli influencer
Klout è una piattaforma che, valutando l’attività degli utenti online su vari Social Media (numero di post, interazioni, like, foto e altri parametri) dovrebbe stimare quanto sono influenti (trovate una descrizione più approfondita qui). Ma misura l’influenza? No: misura la capacità di una persona interagire e diffondere determinati contenuti su alcune piattaforme.
Il fatto che una persona abbia un ampio reach, la capacità di stimolare l’attenzione a la partecipazione degli utenti online non significa che ne possa modificare i comportamenti e le preferenze merceologiche o politiche (per la definizione puntuale d’influenza rimando a questo post).
Inoltre la “capacità di attivare comportamenti online” (like, retweet, etc.) non si traduce in una modifica nei comportamenti offline: il processo d’influenza e quello di persuasione sono fenomeni complessi collegati a diverse variabili (prendete ad esempio il processo decisionale dell’acquisto). Ridurre il tutto a un’implicazione logica è sbagliato: non è possibile ridurre l’influenza a un semplice “se lo dice il soggetto A sui Social Media allora B sarà influenzato”.
Ma serve a qualcosa Klout? Certamente, può essere uno degli strumenti che possono essere utilizzati per trovare gli Influencer (personalmente io utilizzo diverse piattaforme in modo da avere una visione completa e incrociare diversi dati). Ma gli influencer influenzano? Dipende.
Influencer e influenza
Il fatto che una persona sia particolarmente attiva online, abbia un ampio seguito e riesca a far condividere i propri contenuti, non significa che sia in grado di influenzare gli altri (per la definizione d’influenza rimando a questo post).
Probabilmente una persona con un elevato klout e ampio reach è un influencer: questo termine non identifica però le persone in grado di modificare i comportamenti degli altri, ma designa una classe eterogenea di soggetti. Vediamone alcune ad esempio (sto lavorando con altri amici sulla definizione e la classificazione di queste figure, arriverà più avanti una matrice con ruoli e caratteristiche)
- Influenzatore: è in grado di modificare effettivamente i comportamenti degli utenti con i quali entra in contatto;
- Attivatore: non modifica i comportamenti ma semplicemente attiva comportamenti latenti negli utenti che altrimenti rimarrebbero solo allo stato potenziale;
- Content creator: è uno dei pochi utenti che crea contenuti originali di vario tipo, su diversi media e su diverse piattaforme
- News Maker: è il creatore di notizie, una categoria precisa di contenuti, su un determinato tema;
- Content curator: invece di creare notizie filtra quelle degli altri e seleziona quelle che secondo lui sono più rilevanti ed eventualmente svolge la funzione di editore della notizia
- Stakeholder: soggetti importanti per una particolare iniziativa economica
- Opinion Leader: è un soggetto che reinterpreta quanto proposto dai media tradizionali e che gode di credibilità all’interno di un determinato ambito;
- Gatekeeper: si tratta di una persona con un elevato reach in grado di diffondere alcune notizie
- Mini mass media: è una persona con ampia audience e reach, non necessariamente con elevato engagement e partecipation
- Expert: è un utente riconosciuto come credibile su un determinato tema da parte di alcuni utenti
Queste classi non sono esclusive: una persona può essere un news maker in un certo campo ed essere un influenzatore su un altro: un influencer può quindi rivestire vari ruoli a seconda delle persone, dell’argomento e della piattaforma. Oltretutto non sono ruoli indeterminati, ma stagionali: in alcuni momenti un soggetto può ricoprire alcune funzioni e in altri periodi altre.
Se scendiamo nel dettaglio della modifica dei comportamenti e delle idee il discorso si complica ulteriormente. Sotto qualche aspetto siamo tutti influenzatori, siamo in grado di esercitare un’influenza all’interno dei nostri legami forti 1: all’interno dei legami deboli al massimo si attivano comportamenti latenti che sono già allo stato potenziale. Per passare dallo stato potenziale all’attuale inoltre bisogna che inoltre che si verifichino alcune condizioni particolari: il soggetto deve essere credibile (per lo meno in maniera apparente 2), fare in modo che il target veda i messaggi, costruirli in modo che siano persuasivi, non apparire pubblicitario 3 e altro ancora.
Appare evidente che non è possibile trattare l’influenza in maniera semplicistica banalizzando un fenomeno così ampio.
Condizionare milioni di persone
Dire che una persona con klout 75 è in grado di influenzare 100 mila persone è completamente privo di senso, sia che si parli di politica che di prodotti. Il fatto che un utente abbia un ampio seguito e possa contare sulla forza della prova sociale 4 non è condizione sufficiente per modificare i comportamenti e convincere le persone a compiere un’azione preferita, sia essa l’acquisto di un prodotto o il voto verso un determinato partito.
Sicuramente, avere un’ampia schiera di sostenitori digitali, facilita la diffusione delle notizie (ci troviamo con numeri vicini a quelli di un media tradizionale), ma tra la visione della notizia e l’influenza, c’è di mezzo molto di più del mare.
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Featured image: photo by storm11080
Note:
- emblematica da questo punt di vista è l’esperimento sull’influenza dei Social Media e la capacità di fare in modo che le persone vadano a votare: “Only close friends influenced users to vote in the real world. Facebook users have an average of about 150 friends, but they are likely to have close relationships with only 10. “The closest 10 friends on Facebook mattered; the other 140 didn’t matter at all,” says Fowler.” articolo completo ↩
- normalmente si distingue tra credibilità presunta, superficiale, stimata e guadagnata, una classificazione che trovo molto interessante fatta da Fogg, 2006 ↩
- le varie fonti informative sono tenute in diversa considerazione dal cervello: è il motivo per cui diamo più importanza ai consigli degli amici e meno alla pubblicità nei processi decisionali. Oltretutto, la relazione di amicizia attiva la corteccia prefrontale mediale, la parte del cervello che regola il comportamento sociale e ne percepisce il valore: questa parte del cervello non si attiva con persone che non conosciamo direttamente anche se condividiamo interessi con queste. ↩
- la prova sociale, o social proof, è un meccanismo psicologico per cui le persone assumono che le scelte fatte da un numero elevato di soggetti sia quella corretta – voce su wikipedia ↩
sempre 'illuminanti' I tuoi post 🙂
Grazie mille 🙂