Perché è sensato comprare finti follower e bot
Abbiamo parlato a lungo del problema dei bot, ma non abbiamo mai detto se questa sia una pratica assolutamente sbagliata o giusta. Molti articoli (si trovano facendo una semplice ricerca su Google) ritengono questa pratica assolutamente scorretta e sbagliata perché non porta valore per l’azienda e al business. Ma è davvero così? EDIT: ho cambiato il titolo da “corretto comprare” a “sensato comprare” dato che secondo alcune persone c’erano della ambiguità.
Partiamo da un assunto: non esistono tattiche assolutamente giuste o assolutamente sbagliate, ma dipende dal momento in cui vengono applicate. Se prendiamo i 36 stratagemmi o il più noto l’arte della guerra vediamo che le diverse strategie belliche non sono interscambiabili, ma dipendono dalle forze in campo, dalla situazione e dagli obiettivi che si vogliono perseguire. A questo punto, quando potrebbe essere sensato comprare dei finti follower o dei bot per gonfiare i numeri? E soprattutto perché?
Uno dei momenti più difficili all’interno dei Social Media è l’inizio, l’apertura del nuovo canale (pagina facebook, account twitter, etc.). In quei primi giorni devi riuscire ad emergere all’interno di un ecosistema estremamente affollato 1 e fare in modo che la tua community e/o i tuoi potenziali clienti scoprano la tua pagina. In questi primi momenti i community manager mettono like e invitano i parenti e gli amici, parte la newsletter e viene speso un po’ di budget in ADV in modo da far crescere la community.
L’obiettivo quindi di questa prima fase è chiaro: far crescere il numero delle persone che mettono like alla pagina in modo poi da poter interagire con loro e risparmiare su ricerche, promozioni, pubblicità e aumentare le vendite 2.
E qui sorge un problema: la sindrome da pagina vuota. Questo problema è conosciuto e si basa su un meccanismo preciso noto come il principio della prova sociale: In poche parole, secondo tale principio, uno dei mezzi che usiamo per decidere che cos’è giusto è cercare di scoprire che cosa gli altri considerano giusto 3. Questo principio è uno dei meccanismi inconsci che utilizziamo per riuscire a gestire la complessità: in modo da non dover pensare in ogni istante a cosa è giusto fare o a come dovremmo comportarci, molto semplicemente guardiamo cosa fanno gli altri e ci comportiamo di conseguenza. Anche online.
Il fatto che non ci siano like alla pagina o che i follower siano pochi potrebbe essere un elemento che influenza negativamente gli altri utenti. Se invece, anche apparentemente, ci sono già abbastanza persone che seguono quel determinato brand le persone saranno persuase più facilmente a fare altrettanto 4. Dato che la riprova sociale funziona meglio quando il numero di persone è consistente, comprare una piccola quantità di follower (o fan) può aiutare ad incrementare il numero di persone reali che spontaneamente mette like (o segue) la nostra pagina. Ovviamente è opportuno prendere delle precauzioni ed evitare di commettere degli errori.
- Il numero deve essere basso: comprare in una singola soluzione 50.000 fan (magari per un prodotto di nicchia) rivela immediatamente l’inganno e questo vanifica lo stratagemma. Oltretutto potrebbero esserci ripercussioni negative sulla reputazione della marca: poche migliaia nelle prime settimane sono più che sufficienti. In questa fase i picchi nei trend d crescita possono essere giustificati dall’ADV, ma è meglio non esagerare: simulare una crescita organica è l’approccio corretto.
- Non pesare l’engagement: se sono stati acquistati degli utenti fasulli la misurazione del tasso d’engagement (calcolata come numero di fan/numero di interazioni) risulta errata. È necessario ricordarsi di sottrarre al calcolo totale il numero dei fan o dei follower comprati. Bisogna tener presente che in eventuali analisi fatte da terzi l’engagement index risulterà più basso (e aver quindi pronta la risposta per il CMO o gli altri stakeholder di progetto).
A questo punto vediamo che comprare dei follower può avere senso, ma dov’è il vantaggio? In questo caso sto velocizzando un processo (aumento nel numero di membri genuini della community) e migliorando la performance dell’ADV (facendo aumentare il tasso di conversione). Dato che si parla di qualche dollaro la spesa può essere giustificata.
Esiste poi un secondo uso, meno interessante a mio avviso, ma che fa sempre leva sulla riprova sociale: comprare utenti in momenti successivi per diventare più persuasivi e influenti. È il meccanismo che molto spesso attuano politici e personaggi dello spettacolo: “compro un sacco di follower così faccio vedere che sono più importante!”. Non è un’idea sbagliata di fondo: l’unico problema è che su numeriche ampie è più difficile simulare la crescita organica (attenzione, non è impossibile) e che se l’inganno viene rivelato il trucco perde di efficacia (e i danni sono più consistenti). Simulare una crescita organica in una fase iniziale e giustificare picchi all’apertura di un presidio è semplice, spiegarli in una fase avanzata è più complesso.
Spendere qualche dollaro in follower non è sempre sbagliato 5, basta avere le idee chiare, conoscere gli obiettivi e le strategie e capire cosa misurare.
Featured image: Pinocchio Store – foto by fi_chince – http://flic.kr/p/6NXabM
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Note:
- Ovviamente la pagina ha la vanity url, le immagini sono corrette, sul sito sono apparse le icone social, il canale è già popolato da contenuti interessanti. Diciamo che lo scenario che descrivo si applica a una realtà piuttosto avanzata ed esperta nel campo dei Social Media ↩
- Grossomodo una comunità sui Social Media serve a questo: “Tornando indietro ai primi giorni della storia del commercio, più un’azienda avesse trattato il cliente come un amico e più quel cliente avrebbe preferito fare affari proprio con quell’azienda. Più un negoziante avesse fatto sentire benvenuto il cliente, pi questi avrebbe raccomandato l’esperienza ad amici e parenti. Più le aziende avessero creato community di clienti, meno avrebbero avuto necessità di applicare sconti a prodotti e servizi per generare nuovo business” O. Blanchard, “Social Media ROI”, Hoepli, 2011, p.5 Questo per me è uno dei migliori testi sul tema ↩
- R. Cialdini, “Le armi della persuasione”, Giunti, 2010 ↩
- uso il termine persuasione con l’accezione di “far credere” mentre influenza come “far fare” ↩
- Ho editato alcuni dei termini cambiando da “corretto” a “sensato” perché secondo alcune persone il termine era ambiguo. L’uso di “corretto” nel titolo del post è (era) legato per l’appunto a questa accezione, che non presenta errori. Sul fatto che sia giusto, morale o etico ovviamente la decisione spetta al singolo ↩
Punto di vista piuttosto interessante, il tuo. Soprattutto per quanto riguarda il principio della prova sociale. Mi hai dato the matreriale su cui pensare.
Sono dell'idea che la pratica non sia illecita a priori, il meccanismo della riprova sociale è molto radicato in ognuno di noi e agisce a livelli inconsci. Il dato quantitativo comunque non ha un'importanza tale the determinare il successo o l'insuccesso di un brand sui social. Sta sempre all'utente finale poi il giudizio ultimo.
Mai pensato di far aumentare la "base" iniziale con tattiche che sono si più costose ma che servono ad avere the subito dei fan che si interessano alla marca? Il tempo et mezzi sono gli unici simboli del "savoir faire" 🙂
Veramente non hai spiegato perché è giusto.
Hai spiegato quali possono essere alcune ragioni per avere questo tipo di condotta.
Son cose diverse.
Mi piacerebbe leggere un tuo parere sul fatto se comprare fake.
Sorry, errore nel postare…
Mi piacerebbe leggere un tuo parere sul fatto se comprare fake follower e bot sia o meno una condotta etica.
Personalmente non mi sono ancora posto il problema, ma più che dal gesto in sé (comprare alcuni bot nella fase iniziale) l'etica dipende dalla finalità della pagina o del profilo.
In questo caso stai semplicemente facilitando l'adesione da parte di persone che condividono in parte alcune idee sulla marca/prodotto/servizio rendendo più persuasiva la tua comunicazione. Non stai manipolando, ma rinforzando delle idee preesistenti.
A questo punto la domanda diventa più ampia: sfruttare dei bias congitivi e sistemi persuasivi è etico? Personalmente ritengo che dipenda sempre dallo scopo: se fatto per raggirare/imbrogliare dei soggetti non è etico, altrimenti, per me, può essere usato.
Dipende sempre dal contesto: non riesco a dare una risposta assoluta e coerente 🙂
In realtà per me queste tattiche andrebbero usate solo contemporaneamente ad altre in modo da rinforzarsi a vicenda: comprare solo follower è inutile (perché non hai interazione). È un ecosistema 🙂
sono d'accordo con l"ecosistema", allo stesso tempo su FB non ad esempio i sistemi adv consentono benissimo di acquisire fan in target. Twitter deve muoversi a trovare una soluzione simile per non dare spazio a sistemi di questo tipo. IMHO
Tecnicamente le stai manipolando perché crei ad arte una prova sociale che nei fatti non esiste.
Per rispondere alla tua domanda: sfruttare bias cognitivi è etico fin tanto che tale leva viene operata mantenendo un rapporto di fiducia e onestà nei confronti degli interlocutori.
Mi sembra che tu suggerisca, ma correggimi pure, che il contesto può giustificare un rapporto di fiducia brand-consumer basato sulla menzogna. Tu, sinceramente, come consulente, suggeriresti strategie di questo tipo?
In realtà "anticipo" una prova sociale: se lasciata a se stessa la pagina raggiungerebbe gli stessi risultati, solo che richiederebbe un tempo leggermente più lungo (ovviamente io sto ipotizzando una pagina valida, con contenuti interessanti, gestita bene e con un budget pubblicitario).
In realtà io non la vedo come menzogna, ma come uso di tutte le migliori pratiche persuasive al fine di soddisfare le richieste, i bisogni e i desideri del cliente (per me il marketing cambia il mondo in meglio).
Penso che lo proporrei (ma non sono sicuro, ci sto ragionando in questo momento, la mia è una riflessione a voce alta). Alla fine quando crei una pagina inviti amici e parenti in modo da animarla e creare la prova sociale (sempre in maniera artificiale): volendo essere neutri non dovresti invitare nessuno e aspettare che le persone arrivino "naturalmente", ma quest'ultimo approccio non funziona molto per il problema della pagina bianca. È più etico invitare amici e parenti non interessati o comprare follower per facilitare la persuasione di clienti interessati?
Urca, quella di "anticipare" risultati che verrebbero raggiunti comunque è un'affermazione molto rischiosa e difficile da provare, se non impossibile. 😀
Seguo per un momento il tuo discorso sul coinvolgimento degli amici. In quel caso la contropartita è il tuo patrimonio di relazioni. Lo metti sul piatto della bilancia. Non è un investimento a perdere, ma qualcosa che ti giochi se credi nel prodotto o servizio che stai promuovendo.
Esistono poi comunque altre strade, intermedie, come il coinvolgimento di evangelist e testimonial. Persone che contatti, fai conoscere il prodotto e, se credono in esso, diventano promotori pagati.
Il coinvolgimento degli evangelist e dei testimonial sfrutta comunque dei bias e potrebbero essere meno etici perché si rivolgono anche a persone non interessate 🙂
Comprare dei follower è un'attività che coinvolge e influenza solo persone che arrivano sulla tua pagina (ovviamente in condizioni sperimentali :D)
Wait, perché non sarebbero interessate?
Le contatti, le metti a conoscenza e se sono interessate le coinvolgi.
Mi riferivo ai loro follower (dato che coinvolgi persone con ampio reach in modo da ottenere la massima visibilità).
Diciamo che se coinvolgi delle persone ad un evento e le omaggi del prodotto sfrutti la reciprocità e quindi parleranno bene più facilmente del tuo prodotto ai loro amici: anche questo potrebbe non essere etico.
secondo me c'è un problema semiologico 😀
È che alla fine sfrutti sempre qualche meccanismo per convincere gli altri 😀
Sì, io semplicemente non li considero tutti etici nello stesso modo. 😀
Sono assolutamente d'accordo. In realtà qualcuno a me lo ha chiesto e ho sempre risposto che il problema è quando il cliente ne è all'oscuro perché l'agenzia non gli dice la verità. Non ho mai detto che sia inutile tout court 🙂
Per come la vedo non é MAI corretto (né etico, proprio perché qualcuno lo freghi: che sia un nuovo fan o il tuo capo) acquistare fan. Hai la sindrome della pagina bianca? Spendi in media, produci buoni contenuti. Vedrai che fan e engagement arrivano. Questa storia del fine che giustifica i mezzi mi sembra, come direbbe il buon Stanis in Boris, "molto italiano"! 🙂