Il mio testamento biologico

Non vorrei che un domani sorgessero dei dubbi:

Io sottoscritto Piero Tagliapietra, nato a Desenzano del Garda (BS) il 21 aprile 1984, nella pienezza delle mie facoltà fisiche e mentali, dispongo quanto segue.

Qualora fossi affetto:
da una malattia allo stadio terminale,
da una malattia o una lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile,
da una malattia implicante l’uso permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione,
non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico.

Nelle predette ipotesi:
qualora io soffra gravemente dispongo che si provveda ad opportuno trattamento analgesico pur consapevole che possa affrettare la fine della mia esistenza;
qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto a idratazione o alimentazione artificiale;
qualora fossi anche affetto da malattie intercorrenti (come infezioni respiratorie e urinarie, emorragie, disturbi cardiaci e renali) che potrebbero abbreviare la mia vita, rifiuto qualsiasi trattamento terapeutico attivo, in particolare antibiotici, trasfusioni, rianimazione cardiopolmonare, emodialisi.

Sempre nelle predette ipotesi:
Rifiuto qualsiasi forma di continuazione dell’esistenza dipendente da macchine.

Detto inoltre le seguenti disposizioni:
non richiedo alcuna assistenza religiosa;
il mio corpo può essere donato per trapianti;
il mio corpo può essere utilizzato per scopi scientifici e didattici.

Lo scopo principale di questo mio documento è di salvaguardare la dignità della mia persona, riaffermando il mio diritto di scegliere fra le diverse possibilità di cura disponibili ed eventualmente anche rifiutarle tutte, diritto che deve essere garantito anche quando avessi perduto la mia possibilità di esprimermi in merito.
E questo al fine di evitare l’applicazione di terapie che non avessero altro scopo di prolungare la mia esistenza in uno stato vegetativo o incosciente e di ritardare il sopravvenire della morte

Grazie a Fox per la segnalazione

La chiesa, gli omosessuali, Nietzsche e le tarantole

La chiesa (strano) si schiera contro il riconoscimento degli omosessuali e contro la depenalizzazione dell’omosessualità come reato perchè porterebbe a discriminare i paesi che discriminano (??????? Forse è per questo che durante la seconda guerra mondiale non si sono schierati contro la germania, avrebbero discirminato chi non discriminava gli ebrei).

Nietzsche ha un capitolo meraviglioso nel “Così parlò Zarathustra”, parte seconda, “Delle Tarantole”, le tarantole sono “predicatori dell’eguaglianza”: […]<> […] non è il cuore che li entusiasma, ma la vendetta.

“Gli uomini non sono euguali”. E neppure dovrebbero diventarlo! […] La vita vuole edificare se stessa con pilastri e gradini” ed i gradini sono le differenze tra noi.

Se fossimo tutti uguali nessuno vorrebbe superare se stesso o si porebbe domande, ma rimarebbe nello stesso stato in cui si trova, nello status quo, a vegetare

Scontri in Grecia

Durante gli scontri tra gli studenti e la polizia ieri è stato ucciso un ragazzo di 15 anni.

Non so se definirla una tragedia: la perdita di una vita umana è sempre qualcosa di terribile, ma in questo caso non si tratta di un drammatico incidente: tre agenti in una camionetta vengono assaliti da trenta manifestanti con pietre e bastoni. Gli agenti si difendono.

Mi sembra di rivedere la stessa situazione avvenuta al g8 con Carlo Giuliani: si è gridato allo scandalo, ma il ragazzo stava lanciando un estintore contro degli agenti.

Se qualcuno vi lanciasse contro un estintore, o vi assalisse in massa con pietre e bastoni, minacciando voi ed i vostri amici, lo guardereste con un sorriso e cerchereste di parlargli o pensereste a come mettere in salvo voi ed i vostri cari?

Manifestare è legittimo, se si cerca lo scontro non ci si sorprenda se l’altro invece di rimanere passivo reagisce.

Non sono un sostenitore della polizia, provo disgusto per quanto avvenuto alla Diaz e per la sua sentenza: penso che ogni cosa vada vista per quello che è, senza farsi prendere da pregiudizi politici o di parte. Il male non è a sinistra o a destra, così come il bene, la legalità o l’intelligenza, si tratta solo di aprire gli occhi e decidere di guardare e capire.

Scontri tra studenti di sinistra e di destra

A quanto pare “non si sa chi” “nonsisaqualefrangiapolitica”ma sembra che qualcuno sia andato in piazza con ideee violente. Forse le foto possono dirci qualcosa, non le parole

La mia riforma universitaria 2.0

Forse sono pessimista, ma penso che oggi si sa dato il colpo di grazia all’università pubblica e in parte alla democrazia, rendendo il parlamento mero esecutore ed escludendolo da quella funzione di discussione e confronto che ritengo sia una delle sue prerogative più importanti.

Sono uno studente universitario che ormai è alla fine del suo 3+2, riforma che non ho condiviso e non condivido ora che l’ho subita, non condivido i tagli (la 133 non è una riforma, è solo una limitazione di risorse nei commi riguardanti lu’università, la ricerca e la scuola primaria).

Non sono contrario ad una riforma dell’università, anzi, penso che sia necessaria e doverosa e questa è la mia proposta: penso che criticare e basta sia troppo facile, facciamo anche qualcosa di propositivo.

Le linee guida della mia riforma sono trasparenza, meritocrazia e ciriteri di valutazioni internazionali ed oggettivi, così da ridurre gli sperchi e le baronie universitarie.

1) Analisi dell’università italiana. Come tutti i progetti una riforma strutturale non può che partire da un analisi seria: quanti studenti ci sono in Italia? come sono divisi per facoltà? quanti sono quelli in corso? quanti i fuori corso? quante sedi universitarie ci sono? quali sono i servizi che le università offrono? Tutti questi dati al momento non esistono (molti dei famigerati corsi con una persona sbandierati in questi giorni non sono aggiornati, sono dati vecchi ed inesatti), solo partendo da questi dati una riforma efficacie e strutturale è possibile.

2)Stabilire parametri di valutazione oggettivi internazionali. La valutazione dell’università, dei docenti e dei ricercatori deve basarsi su criteri oggettivi, validi a livello internazionale dove la meritocrazia sia fondamentale. La trasparenza deve essere un elemento fondamentale, in modo da eliminare le famigerate baronie: risultati e concorsi devono essere consultabili on line e chiari ed espliciti devono essere qualifiche per l’accesso ai concorsi e per le assegnazioni dei bandi di ricerca e delle cattedere. (Chiedo ai docenti ed ai ricercatori di fornire questi parametri poichè più informati di me)

3) Meritocrazia. L’anzianità come modalità di carriera deve essere abbandonato. Gli inetti possono essere sia giovani che anziani: se un professore è anziano, ma lucido e bravissimo nel suo lavoro non vedo perchè debba abbandonare il suo posto, viceversa se un professore non sa fare il suo lavoro, indipendentemente dall’età, verrà sostituito dove possibile da un altro, possibilmente giovane. I criteri meritocratici devono anch’essi essere internazionali e trasparenti (valutazione oggettiva delle opere scientifiche, criteri bibliometrici internazionali per esempio);

4)Stabilire parametri d’assegnazione dei fondi. I fondi statali non sono illimitati, ma per fare in modo che quel poco che c’è sia utilizzato efficaciemente, in base ai parametri ed ai risultati conseguiti i fondi vengono assegnati o ridotti. Anche in questo caso i criteri di assegnazione o riduzione devono essere trasparenti e basati su criteri oggettivi.

5) Possibiltà di passaggio a fondazione con vincoli. Dato il numero di fondi esigui una partecipazione dei privati si rende necessaria soprattutto per il finanziamento della ricerca. Il passaggio delle università a fondazioni deve essere comunque sottoposto a vincoli relativi alle tasse universitarie a carico degli studenti modulando le tasse in base al reddito (se qualche studente di economia volesse fornire dei parametri….)

Penso sia un buon punto di partenza, se avete altri suggerimenti per la mia riforma sono aperto al confronto, anzi, mi piacerebbero che ci fossero proposte integrative: riforma 2.0.

Rifoma e dimissione dei rettori

Da Polisblog

Roberto Profumo, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, si dice pronto alle dimissioni se il Governo non cambia rotta in materia di riforme e tagli all’Università. In un’intervista a La Stampa, quotidiano della sua città, Profumo lancia parole al veleno: “Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d’accordo”.

Qui sta il punto caldo delle dichiarazioni di Profumo. Già perchè non sarebbe un’iziativa personale del Rettore di uno dei tre Politecnici d’Italia, ma la decisione sembra presa di comune d’accordo con i colleghi “Magnifici”. Infatti Enrico Decleva, Rettore della Statale di Milano, conferma: “Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale”

L’analisi e la previsione dei tagli fatta da Profumo giustifica da sola le sue parole: “Al Politecnico, partendo da 114 milioni attesi dallo Stato per il 2009, il fondo di finanziamento ordinario calerà a 103 milioni nel 2010, 92 nel 2011 e 90 nel 2012. Peccato che già nel 2008 la spesa per gli stipendi del personale supererà i 99 milioni. Per far fronte agli scatti stipendiali e all’inflazione, i fondi dovrebbero invece crescere del 5% l’anno”.

Non riporto il resto dell’intervista che potete leggere integralmente al link indicato sopra. Mi preme però riflettere sulle Parole di Profumo. Non più “studentelli comunisti”, non più “maestre e maestri che adesso è finita la pacchia”, ora l’allarme arriva dalle massime autorità accademiche. Non si tratta più di maestro unico e di grembiulini rosa e blu, qui c’è in ballo l’intero sistema universitario italiano.

Un sistema che si fonda su due pilastri: i fondi pubblici e i finanziamenti privati delle industrie. Il primo viene tagliato dal Governo, il secondo, che nel caso del Politecnico di Torino copre il 60% del bilancio (ma non per gli stipendi, ma solo per la ricerca dei nuovi progetti, dice sempre Profumo), quanto durerà?

Siamo proprio sicuri che nel pieno di una crisi finanziaria che devasta le aziende, quest’ultime avranno ancora voglia di investire nella ricerca e nei progetti universitari? E se viene tagliato anche il secondo pilastro, cosa succede?

Intervista Gelmini – Palin

L’unico programma che guardo in tv è “Parla con Me” di e con Serena Dandini, in onda tutte le sere alle 23.10, seguito da un favoloso tg3 notte (molto interessante). Nel programma di satira ed informazione un cast fantastico (Dario Vergassola, Paola Cortellesi, Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Lillo & Greg, Neri Marcorè, la Banda Osiris…..). Inoltre ogni sera ospiti ed interviste.

Il video qui sotto è una meravigliosa intervista doppia di Paola Cortellesi che imita la Gelmini e Sarah Palin: da sbellicarsi dalle risate.

http://video.giovani.it/intervista-doppia-gelmini-palin.html
(Volevo farlo embed ma non riesco da questo sito)

Legge 133

Dicono che i tagli ci sono, dicono che i tagli non ci sono che non c’è il maestro unico ma il meatro prevalente….
Secondo me ci sono ma lasciamo che siano i numeri a parlare

Legge 133 (Qui il testo intero)

Art 66 comma 7 e 13
7. Per gli anni 2010 e 2011, le amministrazioni possono procedere, per ciascun anno, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente. In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell’anno precedente.

13. […] In relazione a quanto previsto dal presente comma, l’autorizzazione legislativa di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e’ ridotta di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.

Poi questo lo commento

Art 16 comma 1
1. In attuazione dell’articolo 33 della Costituzione, nel rispetto delle leggi vigenti e dell’autonomia didattica, scientifica, organizzativa e finanziaria, le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato.

8. Le fondazioni universitarie hanno autonomia gestionale, organizzativa e contabile, nel rispetto dei principi stabiliti dal presente articolo.

Questo è in parte grave. Sono favorevole ad un ingresso parziale dei privati nel finanziamento delle ricerca:difficilemente un privato finanzierebbe per suo interesse una ricerca “Sulle Epistole del Tasso” o su una ricerca su “Gli stati ormonali dello sciurus vulgaris rispetto allo Sciurus Carolinensis”. Non è possibile studiare un sistema er adottare una via di mezzo.

Il problema riguarda più il lato tasse universitarie: al momento la legge dice che nell’anno solare, il gettito delle tasse degli studenti non deve superare il 20% dell’importo del finanziamento ordinario dello Stato, elemento che di fatto pone un tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente. Tale cosa non è prevista per una fondazione.

Quando la tua ragazza vorrebbe lavorare nella ricerca e nell’istruzione ti girano i chitarrini.

Legge 133 e Università di Bologna

Ecco il documento discusso questa mattina in seduta congiunta dagli organi accademici dell’Alma Mater.

La legge 133 ha conseguenze visibili e meno visibili sul sistema universitario. Il nostro rispetto istituzionale per tutte le leggi della Repubblica non può fare velo alla preoccupazione per alcune di queste conseguenze. Il compito dell’università è anche studiare, descrivere e spiegare. In questo spirito vanno rese più evidenti alcune conseguenze che potenzialmente deleterie per l’università italiana.

Si propongono alcuni punti centrali per le azioni da intraprendere, punti che sono passati quasi sotto silenzio grazie a un’impostazione tutta contabile del contenimento della spesa pubblica. Non dimentichiamo in primo luogo che l’Università di Bologna ha segnalato questi problemi, ha offerto dati per riflettere e invitato al dibattito già dall’inizio.

Prima dell’estate abbiamo aperto la discussione interna chiamando a discutere i Senatori, i Consiglieri di Amministrazione e i Direttori di Dipartimento. Abbiamo anche riunito a Bologna gli OO.AA. delle quattro università della regione.

1. E’ a rischio la tenuta stessa del sistema universitario, in primo luogo per carenza di risorse. Nel 2010 il taglio previsto del trasferimento statale sarà del 10%. Ciò significa azzerare il margine di azione degli atenei, che ricevono un finanziamento annuale di cui, pagati gli stipendi, resta appena il 10%, salvo la contribuzione studentesca. Togliere questo 10% significa semplicemente azzerarci.

2. Ma non è questione soltanto di finanza: governance, reclutamento, valutazione e impegno dei singoli atenei al risanamento, sono i nodi critici.

3. La governance degli atenei è oggi in grave difficoltà. Sistemi, organi di governo e contrappesi nati decadi fa non sono più in grado di assicurare la rappresentanza – base irrinunciabile della democrazia e dell’autonomia – e insieme il buon governo e l’accountability. Per questo un intervento è indispensabile, il benchmarking europeo ci offre molti spunti.

4. I tagli economici eguali per tutti mortificano gli atenei che hanno meglio lavorato. Fare tagli generalizzati è più facile ma vuol dire – nei fatti – non essere interessati ai risultati. Il rientro in un assetto finanziario più equilibrato e stabile dovrebbe invece imporre ai singoli atenei azioni specifiche, modulate sulle specifiche situazioni di fatto. Per questa ragione sosteniamo la tesi di interventi differenziati nella forma di patti di stabilità per ciascun ateneo.

5. Il turn over bloccato al 20% è anche questa una misura facile. Ma è un altro taglio indiscriminato. In più, questo sistema incide negativamente proprio sugli atenei che stanno coraggiosamente investendo sui giovani ricercatori

6. I finanziamenti esterni, ai quali siamo invitati a ricorrere, rischiano oggi di essere una mera parola d’ordine. Un ateneo come il nostro riceve dallo Stato circa 400 milioni l’anno. Anche cercando finanziatori privati per appena un 10% di questa cifra, non si vede chi possa garantire 40 milioni/anno.

7. Il sistema di reclutamento attuale ha mostrato i suoi limiti. E’ nei fatti una causa di provincializzazione degli atenei, mentre l’assenza di un vero sistema di valutazione degli atenei non incentiva sempre a scegliere il meglio tra i candidati.

8. La mancanza di un efficace sistema di valutazione ha altri importanti effetti. Ad esempio, non ci consente di monitorare la performance del sistema, di ricompensare i comportamenti più meritevoli, di calcolare il rapporto costi/benefici della didattica e della ricerca.

Non è un compito impossibile: lo prova il fatto che a Bologna abbiamo già in fase avanzata la sua realizzazione. Il primo e più urgente degli interventi da realizzare appare il “Patto di stabilità” tra singoli atenei e Governo per interventi di risanamento mirati alle specifiche situazioni.

Ogni ateneo si dovrebbe impegnare, in un arco di tempo realistico (3-5 anni) a recuperare un corretto assetto economico-finanziario, con modalità e vincoli differenziati da situazione a situazione.

Questa impostazione salvaguarda l’autonomia degli atenei, innalza l’efficienza media del sistema (poche eccellenze non fanno un sistema eccellente), rinforza la credibilità dell’università agli occhi del Paese. Senza un intervento di questo tipo, le difficoltà economiche attuali e future fanno intravedere la scomparsa tout court dell’università pubblica, autonoma e capace di creare sviluppo.