Io odio il populismo: Feltri, Brunetta, Brambilla, Berlsuconi

Ciò che mi irrita maggiormente sono le false dichiarazioni, parole vuote che non si traducono in nulla. Gesso sulla lavagna e fumo negli occhi: questo è per me il populismo; un’attività che piace non solo ai politici, ma soprattutto agli elettori, dai tempi di Socrate più disposti ad accettare i dolci da un pasticcere che le amare medicine da un medico: poco importa se sono solo i medicamenti a curare il paziente.

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Brunetta ha ragione

Brunetta ha ragione quando dice che bisogna tagliare i fondi al fus. Dice “lo Stato deve finanziare la cultura, ma mescolare cultura e spettacolo è un imbroglio” e su questo sono completamente d’accordo.

Basta spendere cifre da capogiro per opere basate su opere di fantasia che non dicono nulla e alimentano l’odio sociale. Non è giusto dare 30 milioni a raifiction perché produca un film con attori internazionali, girando per di più il film in Romania perché la manodopera costa meno.
Basta con queste cazzate (passiamo ai francesismi brunettiani): il film Barbarossa voluto dalla lega è un insulto al buonsenso. Perché è di questi film che parlava il ministro vero?

La Reputazione internazionale di Berlusconi

Non potendo fare le corna durante la foto istituzionale, dare del kapo a qualcuno, simulare di sparare a una gionalista, fare cucù ad Angela Merkel, farsi riprendere dalla Regina inglese o fare avanches a figure istituzionali, o altre simpatiche gaffe, il presidente del consiglio ha deciso di farsi notare con una mimica degna del migliore stereotipo italiano per salutare la First Lady americana. Michelle Obama ha salutato tutti i leader più importanti con un bacio sulla guancia, tranne uno, al quale ha dato ua stretta di mano in modo da tenerlo lontano….


La nostra credibilità internazionale è alle stelle. O alle stalle, non so, dipende a chi lo si chiede. Da notare, in foto, il volto sorridente del presidente Barack Obama nei conforonti della pantomima di Berlusconi. Potete guardare anche il video. Da un punto di vista comunicativo, analizzando la prossemica, il fatto che Obama si metta tra Michelle e Berlusconi è estremamente significativo, è una barriera per proteggere e tenere lontano un sogetto sgradito.

Papa Ratzi ti scrivo

Caro Papa, oggi tu hai detto che “le famiglie allargate rovinano i bambini” e che “molti bambini, spesso privati dell’appoggio dei genitori, vittime del malessere e dell’abbandono, e che si sentono orfani non perché figli senza genitori, ma perché figli che ne hanno troppi”.

Volevo fare due considerazioni, una seria ed una più leggera.

1) In base a che cosa fai le tue affermazioni? Oltre alla laurea in filosofia ne hai anche una in psicologia, in scienze dell’educazione o in scienze della formazione? E le tue affermazioni nascono dal fatto che passi le tue giornate a parlare con i bimbi figli del divorzio e vedi il loro dolore, il loro abbandono? Parli del divorzio perché ne hai esperienza e hai visto molte coppie affrontare questo doloroso travaglio? Perché se no sono parole campate in aria, dei discorsi da bar che non fanno bene a nessuno, dialoghi un tanto al chilo che non non ci si aspetta da una persona che dovrebbe essere infallibile.

2) Il buon Gesù è figlio di un padre assente, lo ha tirato su Giuseppe, e non mi sembra che sia andata così male. Altrimenti Gesù aveva dei problemi e dei conflitti, ma di queste cose ne avrà parlato solo al suo psicologo dato che noi non ne abbiamo trovata traccia di questa sua sofferenza.

Riflettici su che poi mi fai sapere

Sostanza, Contenuto e Giornali

In semiotica, o meglio in una sua branca, si parla di segno come elemento che riunisce due elementi, sostanza e contenuto. Questi due elementi sono solidali tra loro: non può esserci sostanza senza contenuto e, viceversa, non può esserci contenuto senza  sostanza.

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I caduti del mondo


Circa sei anni fa, un sabato sera in un pub a Desenzano, parlavo con un amico della guerra in Iraq: lui sosteneva che non ci sarebbero stati problemi, io, invece, cercavo di spiegargli che il problema non era conquistare l’Iraq o l’Afghanistan, ma renderli stabili e “pacifici”. La storia mi ha dato ragione, purtroppo.

In questi giorni i telegiornali c’informano che in Afganistan sono morti sei parà, vittime di un attentato. Dall’inizio del conflitto sono 18 i caduti italiani durante il conflitto; relativamente pochi rispetto ai 5000 americani o agli italiani morti sul lavoro dal 2001 sono circa 1500 l’anno.
Non voglio certo sminuire il dolore delle famiglie per la perdita subita o banalizzare la morte di sei soldati. Vorrei solo ribadire che non è così incredibile: è una guerra.
Pacekeeping è un bel nome, ma rimane sempre un conflitto. Andare in zone di guerra, anche se con l’intenzione di ricostruire o compiere azioni umanitarie, comporta un elevato rischio.
Detesto chi gioisce per le morti come fanno alcuni su FB, ma accio fatica a capire tutte queste manifestazioni d’orgoglio patriottico: sarà che ormai i funerali di stato li fanno a tutti, Mike Bongiorno incluso.

La creazione del nemico


Oggi il ministro Brunetta ha fatto delle dichiarazioni molto forti (articolo corriere). Più spaventosi ancora delle sue frasi, dal mio punto di vista, sono i commenti che si trovano su “Il giornale”.

Spaventosi, ma non sorprendenti: è sempre lo stesso popolo che seguiva Mussolini senza preoccuparsi delle conseguenze sia su scala globale che nazionale. Devo dire che si possono trovare diversi punti di contatto tra i due governi:
  • incapacità di leggere la storia: due governi che puntano, anche se in modo diverso, alla sovranità della nazione, all’autarchia, all’innalzare barriere contro “gli altri”, non capendo quanto la contaminazione sia sempre più necessaria per lo sviluppo;
  • uso dei media per la creazione del consenso: l’uso della radio, dei canti e dei manifesti del fascismo non sono molto diversi dai moderni media: creano consenso e raccontano la verità che le persone vogliono sentire;
  • la paura dei comunisti: un fantomatico nemico.
L’ultimo punto è il più importante per capire come si stia arrivando alla radicalizzazione dello scontro, soprattutto dei sostenitori del PDL: è merito della sinistra.
In passato si rideva e si scherzava sul fatto che Berlusconi fosse l’unico in grado di compattare tutte le forze della sinistra, ma non si è capito quanto il processo di identificare Berlusconi con il male abbia giovato alla sua causa.
In un mondo creato dalla comunicazione, una storia raccontata diventa vera, un nemico continuamente nominato diventa forte ed i suoi sostenitori possono riconoscersi in lui. Un gruppo si autodefinisce quando si confronta con il diverso: la sinistra gli ha fornito questa possibilità opponendosi a lui in ogni modo.
Invece di lasciarlo sfogare e creare un’alternativa, lo ha criticato (giustamente) focalizzandosi sul fatto che avesse torto, non fosse adatto alla vita politica e non fosse uomo delle istituzioni e dello stato.
Ma queste caratteristiche non interessano, o meglio, non interessano alla maggioranza delle persone che votano.
E’ sufficiente prendere la piramide di Maslow per comprendere appieno questo concetto: immaginiamo che non sia solo una piramide dei bisogni dell’individuo, ma sia anche una piramide elettorale. Per ottenere i voti dalla base, che rappresentano la maggioranza, non dovrai proporre valori etici, ideali e proposte astratte, ma dovrai puntare sul concreto.
Per creare questa frattura tra PDL e resto del mondo ci sono voluti degli anni: quanto ci vorrà prima che la frattura si rimargini? Sarebbe responsabilità dello stato, ma non credo che questo rientri tra le sue priorità, al momento essere il nemico e creare un fantomatico oppositore (gay, comunisti, cattocomunisti, stranieri) va più che bene per la sua politica.

Festa Democratica senz’anima

Ogni anno vado alla “festa dell’Unità” (AKA “Festa Democratica”) e quella di quest’anno, a livello comunicativo, ha raggiunto i minimi storici.

Due domande fondamentali: A cosa serve questo evento?  Cosa stai raccontando alla gente?

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Ottimo stand dei vini alla festa dell’Unità

Lo so, non si chiama più così, ma per me la “Festa democratica” non esiste, è un invenzione fittizia: a livello affettivo rimarrà sempre “Dell’Unità”.

La vera ragione per andarci quest’anno è sicuramente legato allo stand dei vini, molto interessante. Questi sono i vini che ho assaggiato ed erano veramente buoni:

  • Riparossa montepulciano degli “Illuiminati”
  • Nero d’avola delle “Masserie Traione”
  • Rosso di Montalcino della” Al Colle”
  • Vin Santo di “Antinori”
  • Moscato Passito della “Araldica”

Il mio preferito è il Riparossa, un rosso meraviglioso. Se avete l’occasione venita a fare un salto allo stand dei vini, la festa dura fino a questa domenica (19-7)

La festa è qui:

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Coerenza, reputazione e successo

Su FriendFeed è iniziata una discussione molto interessante: In politica è importante la reputazione? C’è una relazione tra reputazione e succcesso elettorale? Se non è così, la maggior parte delle conversazioni che facciamo non sono teoriche ed inutili?

Ora vorrei riflettere con voi su questo argomento: reputazione e successo.

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