Criticare è peccato



Questo post ha piu' di sei mesi. Le informazioni contenute potrebbero non essere aggiornate: ultima modifica: 3.09.11

Le parole si trasformano, si evolvono: assumono significati e valori sempre nuovi in una danza tra chi parla e chi ascolta ed è proprio questa continua lotta di significati l’aspetto che mi più mi affascina della comunicazione.

In alcuni casi, però, le parole dovrebbero rimanere quello che sono: parole, soffi di fiato che trasportano un’idea, considivisibile o meno, che si inserisce in un contesto.
Al concerto di Roma, in un ambiente di Sinistra, un comico ha fatto delle battute su alcune scelte della chiesa per quanto riguarda l’evoluzione ed alcuni funerali non celebrati (vedi articolo corriere): le parole, secondo il giornale, si sono trasformate in coltelli e bombe in un attacco al santo padre.

Probabilmente, secondo l’osservatore romano, ad una manifestazione di questo tipo un comico avrebbe dovuto parlare della concezione della vita e dell’esistenza di S. Agostino.
Speriamo che L’Osservatore Romano si renda conto che la parola è libera così come l’arbitrio, e che se non condivido le scelte della Chiesa non significa che io voglia che essa scompaia: è troppo semplice criticare gli altri, dettare le regole ed i costumi da tenere e gridare “ATTENTATO” alla Cornacchione quando altre persone fanno lo stesso nei nostri confronti.

Libero scambio di opinioni, capacità di capire l’ironia e gioia di vivere: penso sia la convivenza perfetta ed una strada ideale da percorrere.

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